ALICE NEL PAESE DELLE STOVIGLIE!
Come tutte le mattine, anche questa non è tanto diversa. Alice si sveglia di buonora; si prepara, sistema la casa e attrezzata di grande sorriso e colorate note si avvia verso il paese.
Alice abita in cima alla Collina dei Grandi Fiori. Ogni giorno parte per recarsi al paese di Bucciapelata dove lavora nella trattoria di Cuoco Cuocone. Appena arriva, sistema tutta la cucina: lava piatti, pentole, posate, bicchieri; impasta pane, torte, biscotti… sempre sotto l’occhio vigile di Cuoco Cuocone. Finiti i lavori, si reca al mercato con la lista della spesa per comprare verdure, frutta, carne, pesce; insomma tutto quello che serve per la trattoria!
Ritorna dal mercato sempre cantando: tutti i colori e i profumi che riesce a vedere e sfiorare le mettono addosso un’infinita allegria; poi va in cucina e si cimenta ai fornelli per preparare con Cuoco Cuocone il pranzo ai clienti che arriveranno di lì a poco.
Suona mezzogiorno! La porta si apre, i clienti si accomodano ai tavoli e con prepotenza iniziano a chiamare Alice da destra a sinistra per ordinare da mangiare. Alice corre da un tavolo all’altro quasi volando, come fosse invisibile; raccoglie le ordinazioni, porta le comande in cucina, serve i clienti, riporta i piatti vuoti, prepara altri posti per nuovi clienti.
Alice, a fine lavoro, si ritrova sempre un po’ triste e pensierosa: si rende conto di quanto amore ci mettono lei e Cuocone nel preparare ogni giorno i piatti, ma da parte dei clienti mai un sorriso, una gentilezza; solo e sempre fretta, solo e sempre tutti presi a riempirsi la pancia che nemmeno si rendono conto di ciò che hanno davanti. Ma la cosa che più rattrista Alice è che nessuno riesce a sorridere. Talvolta le capita di ascoltare per caso frammenti di discorsi e quello che sente la intristisce ancora di più: parlano solo ed esclusivamente di lavoro, di come poter fare degli investimenti, dei colori e delle nuove tendenze della moda.
«Non è possibile che per queste persone esista solo il mondo degli affari e del lavoro! Non posso credere che anche loro non abbiano momenti di sorriso: il sorriso è parte della vita, il sorriso è un regalo meraviglioso per chi lo fa e per chi lo riceve»; ma tutte queste sono solo parole dentro Alice che come barche nel mare, non trovano porti dove approdare.
È sempre tardi quando rientra la sera. La luna piano piano fa capolino sopra il monte dietro casa, ed è in quel momento che tutti i fiori e le foglie degli alberi brillano di una luce che sembra magica; Alice la chiama: «la luce delle fate». Ogni sera si ferma, si stende sul prato abbagliata da tanta magia e inizia a sognare. Sogna mondi variopinti dove le persone indossano tutti i colori dell’arcobaleno, sogna volti felici che si sorridono, sogna… Alice ha un’idea, e il mattino dopo…
Come sempre arriva di buon’ora alla trattoria, lava piatti, pentole, posate, bicchieri; ma quando Cuoco Cuocone le chiede di prepararsi per andare a fare la spesa, Alice dice di no. Cuocone non crede alle proprie orecchie: «Cosa ti è successo che ti rifiuti di andare al mercato! Forse non ti senti molto bene?». «Ma proprio no!», risponde Alice e soggiunge subito: «Anzi, credo di non essere mai stata così bene come adesso. Che sbadata, quasi dimenticavo: oggi non si cucina!».
«Non si cucina?! Come non si cucina? Stiamo scherzando davvero! Non posso ascoltare: deve essere un incubo; probabilmente la trippa di ieri sera mi è rimasta sullo stomaco e oggi non sono in piena forma».
«Ma che trippa e trippa!», ribadisce Alice e poi lo prega: «Per favore Cuocone, dammi la possibilità di vedere se quello che ho in mente potrà realizzarsi. Se mi sto sbagliando, sarò io ad andare via dalla tua trattoria e non ti chiederò neanche il becco di un centesimo».
Cuocone è molto affezionato ad Alice, e soprattutto sa quanto è importante che lei lavori nella sua trattoria. «Va bene!», conclude non senza mascherare la sua naturale perplessità: «Voglio fidarmi di te e desidero tanto che il tuo sogno, qualunque esso sia, si realizzi». Alice balza in braccio a Cuocone e lo bacia felice; poi si mette subito all’opera.
Prepara i tavoli: mette tovaglioli, posate, bicchieri; tutto come sempre, ma senza cucinare niente, finché suona mezzogiorno.
Uno alla volta e in folti gruppi, ecco i clienti che entrano di corsa. Tutti presi dai loro discorsi, affamati di lavoro; si siedono ai tavoli e iniziano a chiamare Alice per essere serviti velocemente. Come ogni giorno lavorativo c’è il solito consulente finanziario in dieta perenne, che pretende: «Cinquanta grammi di pasta, tassativamente senza aggiunta di burro, una macedonia senza zucchero; un bicchiere di acqua, mi raccomando senza bollicine e un caffè d’orzo in tazza grande riempita fino all’orlo!».
Come potrebbe mancare la signorina Margaret: insegnante plurilaureata di inglese, originaria di London City, assai insofferente e arcigna che si siede spigolosa sulla sedia e ordina in sequenza: «Quattro olive denocciolate, una spigola al vapore, sette capperi di Pantelleria, un plumcake integrale» e l’immancabile the con una nuvoletta di latte, pretendendo con lo stesso tono il solito sconto.
Infine: l’insostituibile giornalista del quotidiano Losapeteche(forsenonlosapete)maiovelodirò che lavora al computer mentre mangia e non distingue assolutamente quello che ordina, al punto di scambiare il tovagliolo per un pezzo di formaggio di malga.
Ma ecco Alice: senza perdersi d’animo arriva leggera e veloce come una libellula, raccoglie le ordinazioni e quand’è il momento di servire in tavola; con grande stupore di tutti i clienti ogni piatto è vuoto ma lei annuncia comunque a gran voce soddisfatta: «Il pranzo è servito!».
Dopo un attimo di silenzio: «Ma cosa sta succedendo qui?», «Noi non abbiamo tempo di giocare!», «È già tardi: dobbiamo mangiare e tornare a lavorare, mangiare e tornare a lavorare!», «Che razza di scherzo è mai questo? Il piatto è vuoto!».
«Ma signori cari!» esclama Alice con un sorriso incredibile, «Basta un po’ di fantasia per riempirlo». «Ci stai prendendo in giro ragazzina?», tuona la signorina Margaret.
«Mai preso in giro nessuno in vita mia», risponde Alice senza paura. Poi si siede, chiede un po’ di attenzione e dice d’un fiato con coraggio: «Emozionare gli altri, signori miei, è un gioco difficile assai; un mestiere che non si sa mai. Non basta pasta e riso per far splendere un sorriso; servire buoni piatti e far felici tutti resta un dilemma senza soluzione, se manca l’entusiasmo e la passione!».
Quelle parole inaspettate sembrano fermare ogni persona presente. Per un momento nessuno ha la forza di aggiungere altro. Cuoco Cuocone ne approfitta per dire la sua: «È vero Alice! Sono anni che non ci pensavo più. Senza questi ingredienti preziosi i piatti non riescono a far felice nessuno. Pensare che un tempo mi sognavo tutte le notti un piatto diverso e mi ricordavo ogni giorno che il nostro è un lavoro bello davvero, pieno di colori, di profumi: dove i piatti sono come desideri incantati che diventano veri sotto il vostro naso» e così dicendo gli scappa una bella linguaccia in faccia ai suoi clienti.
«Ed eri sempre sorridente Cuocone, ti avevano perfino dato un premio perché sorridevi sempre», ricorda Alice a voce alta. «Ecco perché la trattoria si chiama “Locanda del sorriso”!», conclude un anziano signore seduto in fondo alla sala che si alza lentamente, si avvicina ad Alice e la prende per mano: «Guardate che sorriso ha questa ragazza e non lo perde mai; anche quando noi, tutti presi dal nostro egoismo, pensiamo solo a riempirci la pancia e non ringraziamo neppure».
Mentre l’uomo continua a parlare; Alice scorge ai lati dei suoi occhi, una piccola lacrima lucente come una stella.
«Il sogno si è avverato», si ripete Alice dentro il cuore; e mentre ascolta l’anziano signore, si accorge di essere contenta davvero. Dalle finestre della locanda un raggio di sole filtra leggero, sfiora per incanto il volto di tutti e ognuno ritrova il suo sorriso.
Come in una bella favola, tutti insieme si mettono a cucinare il piatto più buono che ci sia e mangiano felici allo stesso tavolo ridendo contenti; dimenticando le corse, la fretta e i problemi di tutti i giorni.
idea e stesura originale di Marisa Chiarani
rielaborazione a cura di Claudio Quinzani
illustrazione di Eva Escoms Estarlich
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