LA SELVANA

 

Ehi! Avete per caso visto una Selvana?

Come, non sapete chi sono le Selvane!

Forse non avete fatto bene attenzione. Magari l’avete intravista ma non sapevate che nome dare a quella bellissima ragazza dallo sguardo così strano. I suoi occhi sono scuri senza essere neri, i suoi capelli non sono né biondi, né neri; ma biondo scuro: bè, quella è una Selvana.

Sapete dove vivono?

Nei boschi naturalmente! A loro piace cantare, danzare in girotondo, saltare nei prati; ma soprattutto le Selvane desiderano rendere felici gli uomini facendo loro dei doni, sempre che non siano avidi ed egoisti però.

Ecco, queste sono le Selvane. Si possono incontrare ogni tanto; ma bisogna tenere ben aperti gli occhi del cuore per poterle vedere.

Sapete una notte cosa succede?

Una ragazza, che si chiama Siglinde, sta seduta malinconica al tavolo della cucina. È davvero triste perché è molto povera; talmente povera che neppure il sole si affaccia più alle sue finestre per guardare dentro. Non ha nulla, a parte il tavolo e una vecchia sedia.

Quella notte la luna splende piena nel cielo. Siglinde guarda l’ultimo pezzo di pane che le è rimasto. In quel momento sbatte la finestra, entra un soffio di vento e appare una Selvana.

«Non piangere, non essere disperata. Prendi questo gomitolo di lana: se mai gli chiederai quando finirà, la lana non finirà mai. Non avere paura: tessi serena e la lana durerà per sempre».

E così com’è venuta, la Selvana se ne va.

Siglinde richiude la finestra e si mette subito al lavoro. Fila la lana sul fuso, fila la lana sul fuso, fila la lana sul fuso e si accorge con meraviglia che sta tessendo abiti splendidi, pieni di colori.

Passa molti giorni a lavorare senza mai alzare lo sguardo; fermandosi ben poche volte a riposare.

Dopo un mese si accorge che la luna è tornata a brillare piena nel cielo. Sbatte la finestra. Siglinde si alza, fa per richiuderla, quando in un soffio di vento compare ancora la Selvana.

«Brava Siglinde! Sei stata fedele: non hai mai chiesto alla lana quando sarebbe finita; neppure quando si ingarbugliava sul fuso. Prendi, questo è un altro gomitolo. Il suo filo è d’oro. Tesserai abiti preziosi, molti li vorranno; ma tu non dire mai a nessuno chi ti ha fatto dono di questo prodigio e la lana non finirà mai». E ancora una volta com’è venuta, la Selvana se ne va.

Ben presto la notizia fa il giro dei paesi, delle città, delle campagne; e molti vengono ad acquistare i suoi tessuti. Restano incantati e chiedono insistentemente da dove arrivi tanto splendore; ma Siglinde non rivela mai il nome di chi le ha donato quella lana.

Adesso Siglinde è felice ed è anche ricca. Con i suoi beni ha potuto aiutare molti; ma a nessuno ha mai rivelato il segreto della Selvana.

A proposito, come si chiama la Selvana?

E chi può saperlo! Se vi capita di incontrarne una, non le chiedete mai il suo nome; altrimenti sapete cosa succede? Che la Selvana così come è venuta, se ne va; come il vento.

I suoi capelli non sfiorate, il suo nome non pronunciate e lei sarà per voi dono di latte o di terra, fuso di grazia e fiore di serra.

A qualcuno può donare un gomitolo fatato che salva dai guai perché non finisce mai. Lei starà con te finché vorrai ma non ti distrarre mai: se le sfiori i capelli sparisce tra i colli.

 

 

La fiaba è tratta da una leggenda popolare. Il presente testo costituisce lo studio per un progetto, inizialmente abbozzato da Giovanna Palmieri e Claudio Quinzani che ne ha curato la presente stesura. Nel 2007 – 2008 è stato parte dello spettacolo Terre in movimentoalias I Selvatici allestito da Alessio Kogoj e Giovanna Palmieri, I Teatri Soffiati, Teatro delle noci. Il testo presentato resta un sentito omaggio agli artisti citati ed è qui riportato senza alcuno scopo commerciale.

illustrazione di StudioLooov

 


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