FAGGIO E CASTAGNO MATTO
Col forte vento che tira nelle zone più remote della campagna, proprio al di là dei primi villaggi contadini, viveva un castagno. Tutti gli altri alberi pensavano fosse matto, perché lanciava loro addosso i suoi frutti, a volte con riccio e foglie; e li feriva con ilare prepotenza.
Senza vento e sole alto in cielo, a volte le castagne si muovevano da sole. Quando c’era in giro lui, era impossibile fare qualsiasi cosa. Un giorno spezzò i primi rametti ad un alberello appena nato, e gli fece proprio male.
«Ehi villano, lascia stare il mio fratellino sai! È un castagno di prima scelta, lui: i suoi rametti sono teneri e preziosissimi. È un castagno vero mio fratello, mica matto come te!».
«Sempre la stessa storia», se ne andava brontolando Castagno Matto: «Loro sono bravi, loro sono belli, loro sono sempre i migliori! Mentre io… io sono un Ippocastano ecco!».
«Basta, questo è davvero troppo!», si lamentavano tutti gli alberi del bosco e quelli lungo la strada; così finirono col mettersi d’accordo per dare al castagno una sonora lezione.
Il Faggio del fiume decise di intervenire per dire la sua. Scosse lievemente le sue fronde, inarcò i bassi rami vicino al tronco; e spalancando la sua corteccia, spiegò a tutti gli altri senza paura: «Ippocastano non ha buoni frutti da mangiare e da gustare e l’unica cosa che sa fare bene, è gettare le castagne con precisione e tempismo a chiunque passi di qui. È un po’ un modo tutto suo per dire: ‹Ehi ragazzi, ci sono anch’io!›».
«Eh sì, ci siamo accorti che c’è anche lui!»; aggiunse subito il fratello del castagno appena nato.
«E quanto sono diverse queste castagne le une dalle altre! Di tante forme strane e bizzarre, fateci caso: paiono i cento volti dei sassi misteriosi del fiume», concluse Faggio.
«Perché non mandare Castagno Matto in un paesino al lato di una strada insieme a tanti bambini?», commentò Ciliegio. «Già, così poi i bambini possono raccogliere tutte le castagne finite a terra e farci delle lunghe collane da appendere alle pareti di casa»; si affrettò a concludere il piccolo del Tiglio.
Ippocastano torse tutte le sue foglie per la gioia, si diede una scrollatina e si incamminò verso il viale alberato; perché aveva avuto la fortuna di incontrare Faggio, tanto saggio e premuroso che fermandosi a riflettere si chiese: «A chi può essere utile Castagno Matto?».
Però con il suo carattere fantastico e la voglia di viaggiare e conoscere ancora tante cose del mondo; forse Ippocastano è già lontano, chissà dove. In fondo con il suo entusiasmo può regalare ancora tante emozioni a chiunque abbia voglia di conoscerlo.
E poi cos’è una castagna matta, se non un grumo di bianco impasto buffo e sorridente!
scritta e ideata da Claudio Quinzani
illustrazione di Clyo Parecchini
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